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"ABBIAMO TUTTO MANCA IL RESTO": VIAGGIO NELLA FARM CULTURAL PARK DI FAVARA

C’era una volta un piccolo centro storico nell'entroterra siciliano, posizionato a 10 chilometri dal mare di Agrigento e destinato all'abbandono. Siamo a Favara di Sicilia un borgo in stile barocco dove sorge una delle esperienze culturali più visionarie d’Europa: la Farm Cultural Park.


Ho avuto modo di poterla visitare per la prima volta lo scorso Maggio 2025 ed in questo articolo ti porto con me tra cortili rigenerati, case pittoresche e provocazioni artistiche che hanno il coraggio di riscrivere il destino di un luogo dimenticato.


Ingresso con mattonelle colorate a sequenza di Farm Cultural Park
Primo edificio di mattonelle colorate all'ingresso di Farm Cultural Park

L’arte come riscatto urbano: cosa è Farm


Proprio in questi giorni si celebra il quindicesimo anniversario di Farm: era il 28 giugno del 2010 quando Florinda Saieva e Andrea Bartoli aprirono per la prima volta al pubblico questo spazio magico, con l’obiettivo di restituire bellezza dove c’era solo vuoto, attraverso l’arte e la sperimentazione. Acquistarono alcune unità abitative abbandonate per trasformarle in aree espositive, rigenerando ciò che già esisteva e introducendo nuovi linguaggi.


Il cuore di Farm sono i "Sette Cortili" in stile arabo, comunemente conosciuti con il nome di Cortile Bentivegna, circondati da alcune case abitate e da altre le cui mura bianche fanno da contrasto a murales e opere coloratissime. È un museo a cielo aperto, dove l’arte si respira nei dettagli.

Passeggiando tra le architetture rigenerate e i giardini geometrici in stile riad arabo, si incontrano installazioni colorate e forme aliene: non oggetti decorativi, ma strumenti di rottura, creati per interrogare e scuotere coscienze.


Gli edifici interni sono dedicati alle attività artistiche, come la "Sou"-Scuola di Architettura per Bambini", dove si studiano materie per diventare cittadini consapevoli e creativi, per far si che le nuove generazioni continuino a prendersi cura di ciò che abbiamo.


Ogni anno vengono organizzate delle mostre temporanee, da artisti che arrivano su invito o che vi partecipano tramite bando, a cui viene data la possibilità di vivere e lavorare a Favara per mesi, in modo da creare delle opere site-specific in stretto dialogo con il luogo.


Collage di immagini della mostra di Terry Richardson nel 2010
Collage di immagini della mostra di Terry Richardson nel 2010

Sapete chi è stato il primissimo artista ad esporre? Il provocatorio fotografo di moda Terry Richardson, con una retrospettiva quasi ai limiti del porno che fece chiacchierare parecchio nella piccola Favara.













“Abbiamo tutto. Manca il resto.”


All'interno vi è la Excel Gallery, 8 aree espositive che conservano la mostra basata sulla celebre frase di Pino Caruso: "Abbiamo Tutto. Manca il Resto".

Questa frase, riecheggia in ogni angolo , diventando una sorta di manifesto morale permanente di Farm.

Ogni quattro anni questo tema viene celebrato e reinterpretato attraverso una mostra temporanea, attualmente in corso, che coinvolge diversi artisti, dedicando uno spazio alla riflessione su Sicilia e identità.

È una riflessione profonda e provocatoria, che si estendo in senso più ampio a tutti quei territori dell'entroterra italiano e tutte quelle aree che ricche di potenziale ma paralizzate da una cronica mancanza di visione, infrastrutture, posti di lavoro o fiducia collettiva.


La mia generazione lo sa bene cosa vuol dire sentirsi abbandonati da un luogo che amiamo. "Abbiamo tutto. Manca il Resto": questa frase ha mille sfumature e torna alla mente ogni volta che pensiamo di andarcene, ogni volta che ci sentiamo invisibili o costretti a scegliere tra i sogni e le radici.




Il viaggio continua...


Il percorso continua anche oltre i Sette Cortili: proprio a pochi passi da lì si trova Palazzo Miccichè, una dimora storica tornata a vivere grazie all’energia di Farm.

L’edificio accoglie diverse installazioni, tra cui una delle più affascinanti è un’opera interattiva dove una serie di cucchiaini sospesi ruotano nell’aria, creando un ritmo ipnotico e poetico.

È un invito a rallentare, osservare, lasciarsi trasportare da un dettaglio banale che diventa significato.


Ogni stanza del palazzo è stata reinterpretata da artisti contemporanei, che hanno trasformato il passato decadente in una nuova grammatica visiva.

Anche qui ritorna il dialogo con la Sicilia, la memoria, le sue contraddizioni, attraverso i titoli di diversi articoli di cronaca nera e le testimonianze scritte di donne che hanno subito le ingiustizie di una terra ed una legge italiana che non le ha protette abbastanza in tempi non lontani.


Manifesto di denuncia sociale femminile Farm Cultural Park Favara di Sicilia
Uno dei manifesti con testimonianze scritte da donne

Affacciandosi da una delle finestre del palazzo, si apre una vista mozzafiato sulla cupola della chiesa madre di Favara: uno scorcio che unisce il sacro al quotidiano, la tradizione al presente, con tutta la forza della bellezza non convenzionale che caratterizza il progetto Farm.


Installazione presso Palazzo Miccichè e vista sulla Chiesa Madre di Favara di Sicilia
Vista della Chiesa Madre di Favara da una belle stanze con installazioni artistiche all'interno del Palazzo Micchichè

Farm Cultural Park è una visione alternativa della Sicilia, lontana dagli stereotipi, capace di sfidare l’alienazione con l’immaginazione che si fa atto creativo.

È una spinta gentile verso un Sud che non si rassegna, verso una cultura che crea futuro.

È un laboratorio di idee, un luogo dove l’arte è ancora cura, atto politico e rivalsa.



In queste ultime giornate di giugno si sono susseguiti diversi eventi ed altre esposizioni sono in partenza per Luglio; visita il sito ufficiale di Farm Cultural Park per scoprire tutte le informazioni dettagliate.


Se non ci sei mai stato, forse è arrivato il momento di lasciarti ispirare. Se invece ci sei già stato, raccontami nei commenti la tua esperienza: cosa ti ha colpito di più?


Lascia il tuo pensiero, perché ogni dialogo può diventare seme di futuro.

E se ti è piaciuto questo articolo lascia un commento qui sotto.


Grazie per aver letto fino a qui.


Vale


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Dialoghi di Stile
di Valentina Maugeri

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