L'ESTETICA DEL GOTICO: LE 12 NOTTI TRA HALLOWEEN E SAN MARTINO
- Valentina Maugeri
- 8 nov
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 9 nov
Mentre nell’aria comincia a farsi sentire la prima frenesia del marketing natalizio, tendiamo a trascurare il tempo sospeso delle 12 notti che vanno dal 31 ottobre all’11 novembre, giorno di San Martino. Per le antiche culture anglosassoni questi giorni rappresentavano un sacro "periodo di soglia", un passaggio silenzioso fatto di necessaria introspezione, in cui il buio supera la luce e durante il quale il velo tra il mondo terreno e quello ultraterreno si fa sempre più sottile.
Siamo sotto un cielo dominato dalla costellazione dello Scorpione e come sapete, mi piace seguire il ritmo delle stagioni, fatte anche di ricorrenze antiche e riti di memoria e quindi ho preparato per voi un articolo in cui la moda dialoga con le atmosfere tipiche di questo periodo.


Io sono Valentina, fashion blogger, studentessa di fashion design, appassionata di stile e comunicazione
Da poco più di due anni ho fondato Dialoghi di Stile con l'obiettivo di far trasparire la mia visione del mondo della moda, dello sviluppo dello stile personale e di come rendere questi complessi concetti più fruibili per voi tutti.
Iscriviti alla newsletter di Dialoghi di Stile qui: https://substack.com/@valentinamaugeri
Dialoghi Culturali tra Gotico, Monster Culture e la Memoria del Día de Muertos
Il linguaggio gotico, espressione della caducità della vita, del mistero e della morte, ha attraversato secoli, seducendo artisti di ogni genere e continuando ancora oggi ad insinuarsi tra le narrazioni estetiche contemporanee.
Dalle visioni perturbanti di Füssli, dove l’inconscio prende forma nei suoi Incubi alla melanconia di Dürer, l'inquietudine del gotico si è evoluta da sublime indagine dell'ombra psichica, fino a diventare esplorazione di tutto ciò che è occulto.
I mesi di Ottobre e Novembre, con la loro energia di transizione dai mesi del raccolto a quelli freddi del riposo, sono caratterizzati dalle celebrazioni che si fanno specchio di queste atmosfere interpretandole in forme diverse:
Da un lato Halloween - erede dell'antico capodanno celtico Samhain - ci ricorda la notte in cui il buio si apre, gli spiriti camminano tra noi e l'inquietudine prende voce.
Dall’altro, il Día de los Muertos celebrato in Messico — che affonda le sue radici nelle tradizioni azteche — trasforma il ricordo dei defunti in festa con colori vibranti, fiori, costumi e balli come incarnazione della vita che persiste.

Ma come sono giunte fino a noi e soprattutto come sono state interpretate da creativi e designer?
La festa di Halloween attraversa l'oceano fino a gli Stati Uniti durante le emigrazioni dell’Ottocento, trasformandosi lentamente da rito popolare legato al folklore e alla superstizione, a fenomeno culturale di massa. Tra XX e XXI secolo, complice la crescita dell’industria dell’intrattenimento, prende forma la “Monster Culture”, soprattutto quando dal 1957 la Universal mette a disposizione cinquantadue film horror per la televisione, caratterizzati da mostri, vampiri e licantropi che dal quel momento in poi entrano nell’immaginario collettivo e trasformano Halloween in una festa dell'esorcizzazione della paura e del macabro, mescolati ad ironia e consumo.

Diversi kilometri più giù, il Messico custodisce una visione della morte profondamente diversa e al tempo stesso, complementare: il Día de los Muertos — oggi riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità — celebra la continuità, la memoria, il ritorno simbolico degli antenati, dove la morte è rappresentata da uno scheletro di colori e fiori, le strade si riempiono di luci, altari domestici gli Ofrendas, pane dolce e calaveras di zucchero.
Figura simbolica di questa tradizione è La Catrina, nata dalle incisioni satiriche dell'illustratore José Guadalupe Posada e successivamente reinterpretata da Diego Rivera, una dama scheletrica che incarna una riflessione sociale: la morte è universale e livella ogni differenza, colpendo ricchi e poveri allo stesso modo.
Adesso, dopo avervi fatto una breve introduzione di come si sono evolute culturalmente queste due ricorrenze, giungiamo alla moda e come questa ha raccontato il mistero, il linguaggio gotico e la sospensione tra vite e morte.
L'Hooligan della moda: Alexander McQueen
Il primo ad aver trasformato il macabro in narrazione è stato Alexander McQueen, cui l'estetica affonda le radici nell'immaginario gotico britannico, tra simboli vittoriani e storie perturbanti, in cui arte e drammaticità convivono, con un'idea di femminilità distorta e cupa, ma al contempo forte e seducente.
La sua collezione di debutto del 1992 — “Jack the Ripper Stalks His Victims”, realizzata in occasione della sua Laurea alla Central Saint Martins — fu il primo manifesto delle intenzioni del compianto stilista, che si ispirò alla figura di Jack lo Squartatore, mettendo in scena la donna come una creatura duale: vittima e carnefice, fiabesca e crudele allo stesso tempo.

In quel dialogo tra tenebre e immaginazione visionaria, nasce la sua iconica estetica: il racconto di una bellezza esorcizzata dal macabro e l'ombra psichica umana trasformata in linguaggio creativo, cosa che fece di McQueen un rivoluzionario degli anni 90, aprendo scenari che fino a quel momento non erano mai stati esplorati nella moda, fatti di teschi, spettri, piume, ossa, regine tragiche e streghe.
Come dimenticare l'iconico show "The Birds" Spring/Summer 1995, apertamente ispirata all'omonimo celebre film horror di Alfred Hitchcock, o ancora "It's a Jungle Out There" del 1997, una sfilata con animali selvatici vivi, o "What a Merry Go Round" fashion show del 2001 con scheletri ed altri simboli inquietanti, compresi i beauty look da clown delle modelle, oppure ancora "Joan" in cui il tema principale è la figura eroica di Giovanna D'Arco e la sua condanna al rogo, ma raccontato sempre da un punto di vista inquieto e teatrale.
Il gotico "glunge" di Ownes
Sulla stessa scia visionaria, ma con forme diverse, si muove Rick Owens, profeta estetico del post-umano, in cui figure di zombie, alieni, creature tormentate, prendono il sopravvento sulla passerella.
La sua interpretazione sartoriale di questi personaggi appare in sfumature di nero e grigio, pelle, tessuti lacerati, al confine con la destrutturazione sartoriale tipica dei designer giapponesi.
I suoi personaggi, all'apparenza lugubri e inquietanti, in realtà desiderano parlare alla parte più oscura di noi.

La "Monster Culture" influenza da sempre la moda
L'universo estetico di Tim Burton, Dario Argento, David Lynch e Stanley che continuano ad ispirare da sempre la moda e la società, come archetipi moderni dell’inconscio collettivo, sono stati adottati da diversi creativi:
Undercover, del designer giapponese Jun Takahashi, porta in scena delle coppie di modelle in uno show inquietante per la sua Spring Summer 2018, ispirato chiaramente a The Shining, soprattutto quando a chiudere la sfilata sono due modelle che interpretano le sorelle Grady, indossando l'abito baby doll azzurro con il dettaglio narrativo del sangue che il designer ha evocato attraverso una cascata di perline rosse.
Anche le sorelle Mullevay con Rodarte, brand glamour ed iper femminile da sempre, non sono rimaste esenti dal fascino del gotico e del dark: per la P-E 2019 le modelle sembravano spose spettrali e colorate allo stesso tempo — un po' alla Tim Burton — che emergevano dall’oltretomba in un cimitero dell’East Village, mentre per la A-I 2023 hanno realizzato un vera e propria fiaba gotica con un risvolto oscuro, caratterizzata da una serie di abiti neri, lunghi e aderenti, con drammatiche maniche a campana che strisciavano sul pavimento, richiamando immediatamente l'iconografia di Morticia Addams.
Altri brand come Maison Margiela, Gucci by Alessandro Michele, Calvin Klein, Junya Watanabe non sono rimasti esenti dal fascino dei film horror.
Gli effetti della globalizzazione sul Dìa de los Muertes
Riguardo alla colorata festività del Día de los Muertos, non ho trovato molte informazioni di una sua interpretazione da parte del fashion system e dei designer, soprattutto perché la figura de La Catrina e le Calaveras, adottata dai designer locali come simbolo patriottico, si sono diffuse a livello globale come costumi per Halloween e Carnevale.
Il Messico teme che si arrivi ad un'appropriazione culturale indebita di una celebrazione profondamente spirituale, radicata in un sincretismo tra cattolicesimo e tradizioni indigene.
In Spagna, uno spettacolare Ofrendas è visitabile alla Casa de Mexico, la fondazione culturale della comunità messicana, in cui viene anche organizzato un Gala a cui partecipano diverse personalità della moda e dello spettacolo, che per il terzo anno consecutivo questa volta si è spostato al Laz Rosas Village a Madrid.
Un altro evento fashion si è tenuto invece a Città del Messico, il Vogue Day of the Dead Gala, ed un'altra tappa del Gala si è tenuta a Bogotà in Colombia.
Halloween ed il Día de los Muertos raccontano due prospettive differenti della morte: la prima la trasforma in gioco, ombra e brivido; la seconda in celebrazione, memoria e ritorno.
Queste celebrazioni agiscono da oscuro contraltare alle celebrazioni più luccicanti come il Natale, offrendo uno spazio per l'estetica gotica e riflessiva.
Come dimostra il rinnovato successo dei simboli e delle tendenze goth, proviamo un viscerale bisogno di esplorare e persino indossare i nostri lati più oscuri, mostruosi e un po' raccapriccianti.
Le paure e i "demoni" che ci animano sono parte del nostro essere quotidiano. A Halloween, possiamo finalmente permetterci di farli uscire, trasformandole in un elemento di stile potente e liberatorio.
La morte, nella moda come nelle tradizioni, non è solo fine: è narrazione e rito ed è nelle pieghe più oscure, spesso troviamo la forma più luminosa di verità.

























