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CHI ERA CESARE PACIOTTI

Aggiornamento: 31 ott

Nei giorni scorsi, il mondo della moda ha perso : Cesare Paciotti, un nome che ricorderanno i Millennials e chi ama da sempre il savoir-faire italiano.

Eppure, negli ultimi anni, il suo nome è stato citato poche volte, complice la crisi che investì l'azienda nel 2013.

Voglio quindi raccontarvi la storia di uno stilista-imprenditore che ha contribuito fortemente alla costruzione del mito del Made in Italy con passione e audacia.


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Il valore della scarpa italiana

Tendiamo spesso a dare più spazio ad abiti e borse, dimenticando che proprio le calzature rappresentano una delle colonne portanti dell'eccellenza artigianale italiana; i distretti italiani, come quello marchigiano da cui proveniva Paciotti, custodiscono un patrimonio di competenze e bellezza, molto importante soprattutto per l'export.


Ed è proprio da lì che inizio Cesare Paciotti, insieme alla sorella Paola Paciotti, rese grande e conosciuta in tutto il mondo la scarpa italiana.

Dopotutto, non abbiamo avuto solo Ferragamo.



Tradizione e ribellione: la nascita di un mito


La storia di Paciotti nasce nel 1948 a Civitanova Marche, quando i suoi genitori, Giuseppe e Cecilia, fondano l’azienda che all'epoca prendeva il nome di Paris. Negli anni Ottanta Cesare e Paola, raccolgono l’eredità familiare e la trasformano insieme in qualcosa di unico, proprio negli anni del boom del Made in Italy, dedicandosi dapprima alla produzione di calzature maschili.



Paciotti non fu solo il designer ma un’icona, un uomo che aveva fatto di sé stesso la perfetta incarnazione del suo marchio, con una presenza da star — in linea con il linguaggio comunicativo adottato da diversi stilisti negli anni '90.

Tra le sue prime aspirazioni? La figura e l'audacia glamour di Gianni Versace.


Nel 1990 arriva la svolta: prima con la calzatura unisex e dopo con la linea

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femminile e le iconiche Dagger Heels, le décolleté dal tacco a forma di pugnale, simbolo del brand, segno di forza, glamour e rock insieme.










Collaborazioni ed espansione globale


Il suo talento non passò inosservato. Paciotti collaborò alla produzione di calzature per Versace, Dolce & Gabbana, Romeo Gigli e Roberto Cavalli, contribuendo a definire il linguaggio della moda italiana durante i suoi anni d’oro.

Negli anni 2000 portò il brand oltre i confini del classico: dalle scarpe unisex, all’abbigliamento femminile, fino a occhiali, bijoux ed intimo.

Nel 2002 nasce la linea Paciotti 4US, più urban e sportiva, amatissima soprattutto negli Stati Uniti.

Tra le linee anche la “Paciotti way of life” catturò l’attenzione di Hollywood e del jet set internazionale. Bruce Willis, Anne Hathaway, Adrien Brody e Tony Ward — solo per citarne alcuni — prestarono il loro volto a campagne diventate cult.

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Gli anni difficili e la rinascita


Come molte storie di moda, anche quella di Paciotti ha attraversato momenti di crisi: dal 2013 l’azienda ha affrontato anni complicati, segnati da un forte indebitamento che ha visto per diverso tempo poco blasonato il nome dello stilista e la popolarità che lo ha riguardato negli anni 2000, anche se ciò non ha impedito l'apertura di nuovi store monomarca, come quello a Seoul inaugurato nel 2016 e la sua presenza nel calendario della Milano Fashion Week fino al 2017, ed a Parigi nel 2018.


Il rilancio del brand è avvenuto nel 2022 con a capo il nipote Marco Calcinaro e la nomina di Diego Dolcini come nuovo rebranding and design director.

Proprio ad inizio 2025 il ritorno in edizione limitata delle Dagger Heels, vendute esclusivamente online, ha lanciato un segnae deciso nel mercato.


L'obiettivo di Calcianaro è proprio quello di riportare alla luce i modelli più iconici, continuando quella narrazione fatta di tradizione e sfrontatezza, due anime che convivono perfettamente nel DNA Paciotti.


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L’eredità di un’anima glam-rock


Ogni scarpa Paciotti raccontava una storia: il rigore dell’artigianato marchigiano e la passione per la sfrontatezza e la seduzione, un equilibrio perfetto tra il mondo apollineo della forma e quello dionisiaco presente in ogni donna.

Cesare Paciotti sosteneva infatti che la scarpa è un “prolungamento del carattere” e della forza di ogni donna. Crede che attraverso una scarpa si possa raccontare un atteggiamento, un’emozione o un modo di vivere, soprattutto se col tacco.


In un’epoca in cui la moda ripesca continuamente dai nostalgici archivi, la sua storia ci ricorda che anche una scarpa può essere ancora una potente un’arma di fascino, libertà e identità.

Il suo pugnale resterà nell'immaginario del Made in Italy e di chi, come me a vissuto sulla sua pelle l'estetica rock-glam e sfrontata degli anni 2000.



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Dialoghi di Stile
di Valentina Maugeri

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